QUELLI DI CARIGNANO
di
Mitì Vigliero Lami


 

Volge il petto al mare con cipiglio orgoglioso, quasi fosse la prua di una nave quel colle dove nel II° secolo un tal Carinius stabilì la sua dimora battezzandolo così Carignano.
Da sempre è considerato un mondo a sé stante, staccato dal resto della città, immerso in una quiete quasi sacra che gli deriva da secoli e secoli d'ospitalità data ad antichissime chiese e conventi di clausura: le Monachette di San Bernardo, il Monastero di San Leonardo con le Clarisse, la chiesa di Santa Maria in via Lata, che i genovesi colti chiamavano Inviolata e quelli rusteghi "in Viuvà". San Giacomo che fungeva da parrocchia, la piccola San Sebastiano, Santa Margherita della Rocchetta, tutte immerse nella quiete verdissima, circondate da alti muri che celavano alla vista profana orti e chiostri.
E, amanti del silenzio e della calma, importanti famiglie - Spinola, Sauli, Fieschi, De Ferrari, De Fornari - lì unirono alla quiete l'eleganza, costruendo belle ville, anch'esse circondate da ripide mura alla difesa di splendidi giardini dai quali si vedevano il mare e i tetti delle casette popolane che pian piano s'adagiavano come in cerca di riparo ai fianchi del colle.

Gente fortunata, quella della Carignano di allora, integrata nella città per gli affari ma quasi foresta per la residenza sopraelevata. Gente dal caratterino deciso, anche, tanto da arrivare a costruirsi una chiesa tutta sua - e che chiesa! - solo per ripicca a una risposta un po' sgarbata.

Ma non protestarono, i carignanesi, quando nel '700 i Padri del Comune ordinarono che il loro colle fosse unito a quello di Sarzano attraverso un ponte carrabile; anzi. Le domeniche divennero più vive, piene di gente "estranea" che lì veniva a passeggiare ammirando un panorama di solito visibile solo inerpicandosi sul Righi, godendo del profumo e del fresco dato dalle piante che si ergevano dalle mura dei giardini.
Perché amavan le novità, i carignanesi; Vincenzo Spinola, ad esempio, volle che esattamente un anno dopo la primissima ascesa di una mongolfiera a Parigi il 15 giugno del 1783, ne avvenisse un'altra proprio di fronte a casa sua.
Amavano divertisi anche, quelli di Carignano: quando nel 1893 venne inaugurata in piazza Alessi l'Arena Alfieri, affollarono entusiasti il primo capannone-teatro della storia per assistere alle prodezze di Fregoli, così come più tardi folleggiarono volentieri all'Alcazar di via Corsica, tra concerti e varieté.

E ben disposti accettarono poi anche gli immensi cambiamenti urbanistici che sconvolsero la loro zona, da via Fieschi al Centro dei Liguri, distruggendo le antiche casette in cerca di riparo. Però in Carignano aleggia sempre il carattere del ragazzo di Portoria: mi va bene tutto ma sino a un certo punto, sennò m'inverso.

Così oggi persino le statue che sovrastano l'esterno della Basilica la notte non riescono a dormire e sussurran tra loro. San Pietro, a mani giunte, dice "Ma proprio il Bingo doveva capitarci?". San Paolo, tenendosi il capo con la mano: "Abbiamo perso la pace!" e Maria conclude, con aria smarrita: "E mi, cosa ne posso? Prendetevela con lo Stato biscazziere!".


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