SMETTERE DI FUMARE
di
Mitì Vigliero Lami


 

Sto fumando troppo, e il fatto di averne coscienza mi innervosisce, e quando sono nervosa fumo ancora di più. La storia del gatto che si morde la coda, lo so; oltretutto a me piace fumare, e rinunciare a una cosa che piace l'è dura. Secondo Mark Twain "Smettere di fumare è facilissimo, lo so perché l'ho fatto un migliaio di volte"; io invece non ci ho mai provato seriamente, anche perché frustrata dall'esperienza della mia amica Letizia.
Il suo fidanzato, salutista convinto, un paio di mesi fa le aveva chiesto come pegno d'amore di abbandonare il viziaccio schifoso; e lei, accanita fumatrice, per amore aveva accettato. Iniziò col metodo della graffetta, un fermaglino di metallo simile a quelli che chiudono le reti dei salami, solo che veniva pinzata all'orecchio. Per una settimana girò sfoggiando quello strano piercig; dopo poco si abituò al doloroso fastidio della pinzetta - unica cosa che le ricordava di non fumare - e ricominciò tranquillamente. In preda ai sensi di colpa volle allora che la accompagnassi da un cinese specializzato in agopuntura; un paio di aghetti nel naso e, miracolo, non si fumava più. All'uscita dallo studio, ore 16, andammo a far compere per festeggiare; era fiera, camminava a testa alta ripetendomi "Funziona davvero, non sento proprio il bisogno di quelle stupide sigarette!". Alle 16,30 mentre acquistava una mezza dozzina di paia di scarpe, trillava "Sto benissimo, sono felice, devo farmi un regalo". Continuò a ciangottare felice sino alle 19, quando entrammo in un bar stracariche di pacchi a prendere un aperitivo. Mentre mi accendevo una sigaretta e mollavo pacchetto e accendino sul tavolino, mi disse "Non aspettare di più, falla anche tu l'agopuntura; vedi è facilissimo, guarda me..."; e dato che è una che quando parla s'infervora, alle ore 19,10, nel pieno del peana sui danni da fumo finalmente scampati, sfilò una sigaretta dal mio pacchetto, l'accese e con due tirate due la arse sino al filtro. Io non dissi una parola, limitandomi a passarle un kleenex quando scoppiò a piangere. Decise quindi, sempre per amore, di tentare l'ipnosi, arrivando ad accendersi una sigaretta proprio mentre il dottore la stava ipnotizzando: "Scusi sa, ma serve a concentrarmi". Poi mi trascinò a vedere documentari terrorizzanti in centri specializzati nella cura dei tossicomani (e noi fumatori, volenti o nolenti, un po' lo siamo); uscivamo da lì tremanti, e avevamo immediatamente bisogno di una sigaretta per riprenderci dallo shock. Provò in seguito i cerotti, ma le davano mostruose reazioni allergiche; masticava chewing-gum alla nicotina, vomitando anche l'anima: infine piantò il fidanzato, ne trovò un altro e ora vivono entrambi felici e fumanti.

In realtà una delle tante cose che mi frenano dallo smettere è il fatto di diventare un'Ex Fumatrice; al mio carattere di placida signora mal si confà il tramutarsi di botto in una creatura acida e pontificante. Naturalmente esclusi i leggenti, sospetto che i Fumatori Pentiti più che igienisti siano semplicemente invidiosi perché loro non fumano più e gli altri sì; perciò rompono l'anima con discorsi tediosissimi: "Ma perché lo fai, lo sai che è un vizio assurdo, vuoi proprio suicidarti, lo sai che è un'azione cretina, quanti soldi in cenere, io 'sta puzza non la sopporto eccetera", costringendo il fumatore a far vita da clandestino, a nascondersi, a struggersi nella colpa. ...Avete mai notato, di sera, quante persone che anche nel pieno di una tempesta di neve stan fuori sul balcone? Di notte le facciate dei palazzi sono costellate di lucine rosse, che si muovono nel buio ondeggianti come lucciole: sigarette accese...

D'altronde capisco perfettamente che chi è riuscito a smettere di fumare si senta un incrocio tra San Bartolomeo (spellato vivo) e i fratelli Bandiera. Conscio della sua forza di volontà e memore delle sofferenze passate, egli possiede un'anima da martire-eroe che lo rende altero, grande monito per una debolissima viziosa che agognerebbe seguire il suo esempio. Io un mito da emulare l'avrei; ma so che ci non riuscirò mai.

È un altro amico, vero artista della scrittura, recentemente uscito vittorioso dalla fatale esperienza in cui trascorse un lungo periodo infernale, tormentato, drammatico, frenetico, difficile e ringhiante. In più, per evitare d'ingrassare (altro freno alla mia voglia di smettere), contemporaneamente si mise a dieta ferrea nutrendosi esclusivamente di tisane ed erbe; e per dimenticare l'esistenza del tabacco e del cibo si gettò vieppiù nel lavoro facendone una riedizione del teutonico Sturm und drang, tempesta e assalto, impeto e passione: fu allora che fuse letteralmente i tasti della sua Lettera 22. Dall'ipereccitazione convulsa passò poi alla prostrazione ascetica; silenzioso, meditabondo, chiuso in se stesso: niente telefonate, niente chiacchiere con amici, niente serate fuori, isolamento totale. Ma ce l'ha fatta.

Ora il mio Mito è felice, ancor più bello e in forma smagliante: in compenso tutti quelli che gli son stati vicini nell'epico ed eroico momento, da allora ogni giorno fumano trenta sigarette in più, causa nevrastenia.



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